Un
ringraziamento particolare alle Ombre perché senza di loro,
non
avrei potuto scrivere questo racconto!
Copyright © di Flavia Di Cosimo
Copyprint @ di Marianna Capponi
gennaio 2015 - dicembre 2015
Questo racconto non è tratto da una storia vera.
Ogni riferimento a cose o persone è puramente casuale.
Prefazione
In questo breve
racconto, viene descritto metaforicamente il bizzarro e vario mondo dei social
network.
Attraverso una
fiaba e senza mai menzionare l’uso del computer, si toccano argomenti molto delicati.
I contenuti
scivolano addolciti dalla fantasia della storia, incantando i più piccini
attraverso una lettura semplice e scorrevole.
Allo stesso tempo,
vengono incastonati nella trama argomenti di profonda riflessione che potranno
essere apprezzati dai lettori più adulti.
In modo
alternativo, viene descritto un percorso in cui molti, inevitabilmente, si rivedono.
Non a caso sono
stati scelti personaggi di fantasia; infatti, attraverso il WEB, ognuno di noi
ha la possibilità di costruirsi una nuova identità resettando completamente la
vita passata.
Le fasi descritte all’interno
del libro rispecchiano le dinamiche di un mondo fantastico: un approccio quasi
casuale con una vita parallela, l’inserimento in una comunità virtuale, la conoscenza
di meccanismi inconsueti e, infine, il ritorno alla vita reale.
Questo breve
racconto vuole sensibilizzare le persone facendo notare quanto è carismatica la
rete e sottolineando com’è facile, attraverso questo mezzo, plasmare tutto a proprio
piacimento, non sempre in modo positivo e vantaggioso per tutti.
Si evidenzia,
quindi, l’importanza di riprendere il contatto con la vita reale per poter non
solo “sentire”, ma anche “vivere” le nostre emozioni.
Le anime che
ognuno di noi incontra, non a caso e non in un momento qualunque, le ritroviamo
qui, in questa metafora.
Tutto ritorna,
tutto ha un senso.
Riassunto
I “Colori” citati
nel libro rappresentano, metaforicamente, le persone che utilizzano il computer.
Sono distinti
attentamente in diverse categorie a seconda delle loro caratteristiche.
La protagonista è
la principessa Arancione che si ritroverà, casualmente, all’interno di questo
mondo parallelo.
Verrà immediatamente
travolta dalla curiosità e dall’entusiasmo perché avrà l’impressione di non
sentirsi più sola.
Ben presto, ignara
delle dinamiche che caratterizzano questo ambiente virtuale, si ritroverà a
percepire un grave pericolo che la porterà istintivamente a fuggire via.
La principessa non
riuscirà a tornare facilmente nella vita reale, in quanto prigioniera di un
sortilegio che le era stato fatto molti anni prima, al di fuori della sfera.
Un misterioso
colore Bianco, un’anima nobile, la salverà, svelandole una magia che la
libererà dal un soffocante incantesimo.
Con fede e
speranza, la principessa riuscirà ad affrontare il suo passato, la sua Ombra, e
comincerà a vedere la sfera in modo diverso.
Superati i 120
giorni, senza quasi rendersene conto la principessa troverà finalmente la sua
reale dimensione e riuscirà a liberarsi per sempre dalla sfera e, soprattutto,
da un passato che l’opprimeva.
Capitolo I
La principessa
Arancione e la sua solitudine
In un tempo non molto lontano, c’era una graziosa principessa di nome Arancione che viveva in un bellissimo villaggio incantato.
Era una fanciulla
piccina, dalle forme morbide e aggraziate; aveva un animo vispo e gentile,
sempre pronto ad accogliere nuove emozioni.
I suoi occhi neri
erano profondi e disarmanti, così ingenui da riuscire a spogliare delle loro
armature anche i guerrieri più temerari!
Aveva lunghi
capelli castani raccolti sulla testa e tenuti ben saldi da un antico fermaglio
di perle. Alcune ciocche ribelli sfuggivano e si poggiavano delicatamente sulle
spalle minute, formando dei graziosi riccioli di seta.
Il prezioso
fermacapelli le era stato donato dalla nonna Amaranta quando era ancora in
fasce. Una donna forte, dallo sguardo severo, incapace di donare affetto sia
con i gesti che con le parole. Era legata alle tradizioni, ad un’educazione rigida
e punitiva. Una corporatura imponente e orgogliosa la mostrava in tutta la sua
autorità. Aveva due occhi penetranti che incutevano terrore: non appena si
incrociava il suo sguardo, un brivido improvviso saliva sulla schiena tant’era
la paura di affrontarlo!
Quell’oggetto,
tramandato di generazione in generazione, era simbolo di rispetto per una figura
decisamente matriarcale.
Sebbene la nonna Amaranta
si mostrava emotivamente blindata, la principessa le era molto legata e per
nulla al mondo avrebbe tolto quel fermaglio dai suoi capelli, soprattutto ora
che lei non c’era più.
Nonostante fosse
cresciuta in un’atmosfera gelida e rigorosa, la principessa aveva un carattere molto
gioioso e solare.
Spesso però, si
ritrovava spenta in una profonda tristezza ed era incapace di capirne l’origine.
Cercava di trasformare questo stato d’animo grigio e malinconico in qualcosa di
positivo, attraverso un costante sorriso che, ironicamente, le scavava due graziose
fossette vicino agli angoli della bocca.
Da molto tempo,
ormai, i boschi e le pianure del suo meraviglioso villaggio, erano deserti:
tutti gli abitanti erano misteriosamente scomparsi nel nulla.
Perplessa e
disorientata, la principessa provò più volte a cercarli percorrendo i sentieri
e scrutando con attenzione in ogni angolo. Non trovò mai nessuno tanto che
decise di rinunciare.
Rassegnata,
cominciò a trascorrere le sue lunghissime giornate in solitudine, osservando silenziosamente,
dalla grande finestra del palazzo il paesaggio dei boschi circostanti.
Un bel giorno,
presa dallo sconforto e dall’insopportabile senso di vuoto, decise di consultare
la sua vecchia sfera di cristallo con la speranza di ritrovare qualche anima
amica.
L’aveva riposta,
molti anni prima, nella vecchia torre del palazzo in cui abitava. Con
determinazione, andò a cercarla: tra scatole, vecchi giocattoli, libri
impolverati e mobili tarlati, finalmente la trovò!
Soddisfatta, la
lucidò con il lembo del lungo abito di raso; senza mai distogliere lo sguardo
dal prezioso oggetto; poi tornò velocemente nella sua stanza.
Con una mano continuò
a tenere ben salda la palla di cristallo, mentre con l’altra si tolse la corona
dalla testa, la poggiò sul tavolo e infine, al suo interno, vi posizionò delicatamente
la sfera ritrovata.
Pronunciò alcune
parole magiche che le consentirono di accedere velocemente all’interno del
misterioso globo: in meno di un secondo, questo si riempì di mille luci
variopinte e la principessa Arancione, con meraviglia, scoprì che dentro di esso
vi era un fantastico mondo nascosto!
Capitolo II
La sfera di
cristallo
Spesso cambiavano la
loro intensità a seconda dei Colori con cui erano in contatto. Infatti, i
magici puntini della sfera spesso si univano, per un periodo più o meno lungo, attraverso
sottilissime scie luminose che si spostavano elettricamente, agganciandoli l’un
l’altro in maniera quasi casuale.
La vivacità della
luce dei Colori variava proprio nel momento in cui due di essi si collegavano,
aumentando o diminuendo, quasi volessero esternare la loro gioia o il loro
disappunto nell’unirsi!
Stupita dalla
straordinaria scoperta, la principessa cominciò ad osservare ogni giorno quelle
tinte perché voleva scorgerle tutte, anche quelle nascoste in profondità. Le
studiò attentamente in ogni singolo dettaglio, collegandosi ogni giorno alla
sfera con estrema costanza.
Riuscì ad agganciarsi
facilmente ai misteriosi Colori contenuti nella palla sparpagliando, qua e là, parole
magiche che le consentivano di acchiappare le scie luminose.
Nel giro di pochi
giorni, cominciò ad avere contatti regolari con alcuni puntini variopinti: ogni
volta che si creava un collegamento con loro, si sviluppava in lei una luce
profonda e intensa. Con altri Colori, invece, mantenne rapporti più superficiali
e spenti. All’interno della sfera, vi erano anche delle tinte particolari: la
principessa le vedeva lì, presenti, ma con loro, non aveva avuto mai alcun contatto.
Con il tempo riuscì
a distinguere tutte le sfumature contenute nel magico globo e senza rendersene
conto, si ritrovò anch’ella a farne parte. Lentamente, rimase incantata dal
luccichio di tutti quei puntini colorati: i giorni passavano uno dopo l’altro e
lei, completamente accecata dal bagliore di quelle luci, perse completamente di
vista la realtà che la circondava.
Capitolo III
I colori e i
personaggi della sfera
Erano allegri e scintillanti:
si divertivano a stuzzicare le altre tinte, coinvolgendole nei loro giochi, per
farle brillare di più. Inventavano piccoli trucchi di magia e riuscivano così a
rallegrare anche gli animi più grigi!
Ogni volta che agivano
in questo modo con un particolare puntino della sfera, il Colore da loro “toccato”
aumentava la propria forza vitale e la sua tinta diventava improvvisamente più
intensa e luminosa. Con il loro comportamento amorevole e sbarazzino, portavano
gioia e serenità lì dove ve n’era bisogno.
La principessa si relazionava
spesso con loro perché amava giocare! Si scambiavano ironicamente parole
magiche, creando di conseguenza un’atmosfera frizzante e leggera!
In quelle
occasioni, si dimenticava della solitudine che la circondava e della tristezza
che spesso la soffocava; così, per pochi attimi, aveva l’impressione di non
essere più sola.
All’interno della
sfera, vi erano anche i colori Tenui: erano teneri e a volte un po’ infelici.
La principessa scoprì che ad ognuno di loro, in passato, era stata rubata parte
della tinta. Era molto dispiaciuta, ma non sapeva cosa fare per aiutarli.
Per fortuna, di lì
a poco, notò una cosa interessante: nel momento in cui un colore Tenue sembrava
spegnersi completamente, arrivava come per incanto un colore Vivace ad
aiutarlo: questo si avvicinava, punzecchiandolo più volte, e magicamente il
colore Tenue riprendeva tutto il suo delicato splendore!
Intravide,
all’interno della sfera, anche i colori Trasparenti. Elegantemente silenziosi,
si trovavano tra le varie tinte, anche se quasi nessuno li notava. Loro, sempre
attenti e curiosi, osservavano tutto e, insieme agli altri colori Trasparenti,
facevano una gran confusione all’interno del magico globo perché si divertivano
a creare storie immaginarie su tutti gli altri Colori, prendendo spunto da
piccoli pettegolezzi colti qua e là.
Vide poi molti
colori Sfumati: erano giovani e ancora indefiniti. Cambiavano colore con
facilità, facendosi assorbire dalle nuance con le quali si agganciavano, come
se queste avessero su di loro un’influenza misteriosa. Osservandoli con cura,
la principessa Arancione capì che con il tempo i colori Sfumati si
trasformavano: anch’essi, infatti, assumevano pian piano un colore definitivo e
da quel momento diventavano di un’unica tonalità.
Tra i colori
Definitivi (Vivaci, Tenui e Trasparenti), notò un’altro bizzarro comportamento.
Essi tendevano a mescolarsi tra loro per poi separarsi qualche tempo dopo.
Spesso l’uno imprigionava parte della tinta dell’altro, facendola propria per
sempre, creando così una nuova variante al proprio colore.
Talvolta accadeva
che si mescolavano talmente tanto e in maniera così profonda che diventava
impossibile separarli. Così, come per magia, una scintilla di luce dorata
appariva vicino a loro e da essa nasceva magicamente un nuovo colore Sfumato!
Infine c’erano i
colori Grigi, tristi e spenti. In genere si diventava così con il tempo. Le
cause erano tante e tra queste, la più evidente era da attribuirsi alle
“Ombre”.
La principessa
Arancione le vide più volte: erano scure e tenaci. Eclissavano i colori Tenui
fino a farli diventare Grigi: questi venivano scelti attentamente tra le mille
nuance contenute nella sfera, proprio perché erano più fragili e delicati,
quindi più facili da manipolare e assorbire.
Le Ombre si
comportavano sempre nello stesso modo: si avvicinavano alla vittima prescelta e
gli mostravano la loro enorme “ombra”, come fosse la maestosa coda di un pavone
colorato! Poi, con fare astuto ed esperto, mescolavano il loro colore nero con
quello Tenue, avvolgendolo completamente con tonalità scure e penetranti! Poi,
sazia e soddisfatta per aver del tutto impoverito il colore Tenue, l’Ombra
decideva di andare a risucchiare un altro colore, lasciando in un angolo la
povera tinta ormai spenta e ingrigita, senza curarsene più.
Il colore Tenue
non sempre riusciva a reagire in tempo e di conseguenza si ingrigiva. Così,
incapace di separarsi da quel colore tenebroso, ne restava fatalmente
imprigionato per sempre.
Altre volte,
invece, riusciva inconsapevolmente a salvarsi. Infatti capitava che il colore
Tenue si ritrovava mescolato con il colore nero dell’Ombra e, improvvisamente, si
sentiva infastidito ed irritato dal grigiore che via via si andava formando
dentro di se, come fosse un veleno urticante, si distaccava appena in tempo
dall’Ombra, riuscendo a liberarsene. Ignaro del pericolo scampato, tornava tra
gli altri colori Tenui mentre l’Ombra, indifferente, andava a cercare un’altra
tinta da assorbire. Questo però poteva accadere solo se i due colori non erano
abbastanza uniti da diventare inscindibili; in caso contrario era impossibile
che il colore Tenue potesse farcela da solo!
All’improvviso,
mentre osservava i colori nella sfera, la principessa Arancione realizzò che
anch’ella era un colore e solo in quel momento capì di essere entrata a far
parte di quella vita immaginaria, allontanandosi completamente della realtà!
Cominciò a vedere la sfera e i Colori in modo diverso, ampliando la visione che
aveva avuto fino ad allora.
Pian piano comprese
che dietro ogni puntino luminoso contenuto all’interno della magica palla,
c’era una sfera come la sua. Ognuna di essa rappresentava un personaggio: una
principessa, un principe, uno gnomo, un folletto, una strega, un mago, una
fata, un drago o addirittura un mostro!
Cominciò a porsi
mille domande: “Perché mai una fata dovrebbe aver necessità di agire attraverso
una sfera? E che ci fa’ qui un drago?! E io... Anche io sono qui...! Perché?”
Le risposte alle
sue domande arrivarono nei giorni seguenti.
Dopo attente
riflessioni, capì che il mondo dei Colori era diventato un’enorme opportunità
per tutti quei personaggi che appartenevano a vecchie fiabe ormai dimenticate.
Attraverso la sfera di cristallo, avevano la possibilità di mostrarsi per ciò
che realmente erano o che NON erano, così da poter raggiungere i propri
obiettivi.
Accadeva quindi
che maghi e fate dai colori Vivaci facevano preziosi incantesimi a chi
preferivano, senza sentirsi in dovere di rispettare alcun copione di racconti
fiabeschi!
Principi e
principesse, che erano in genere delle tonalità di Azzurro o Rosa, si
mostravano in tutta la loro bellezza ed avevano una luce particolarmente
brillante che spiccava tra tutte! Quando si agganciavano tra loro, diventavano
colori Vivaci e si rivelavano in tutto il loro splendore, non curanti degli
altri puntini contenuti nella sfera! Se non riuscivano ad acchiappare nessuna
scia luminosa per mettersi in contatto con un principe o una principessa, quasi
si spegnevano, diventando così colori Tenui.
Le streghe e gli
stregoni, invece, si divertivano a fare dispetti e a portare scompiglio qua e
là: ovviamente si trattava dei colori Trasparenti!
Vi erano poi
gnomi, elfi e folletti (dai colori Sfumati) che giocavano liberamente come
fanciulli e mantenevano sempre un contatto con almeno un colore definitivo.
La principessa
capì inoltre che i colori Grigi rappresentavano personaggi delle fiabe colpiti
da un malefico sortilegio. Avevano perso completamente la loro tonalità ed
erano diventati tristi e cupi, privi di luce propria.
Infine, tra le
Ombre, vi erano i draghi e i mostri: di questi bisognava aver paura perché
avevano la possibilità di ingannare e divorare le prede più deboli con estrema
facilità, abbagliando i Colori con una falsa identità.
Capitolo IV
Il colore Bianco
Il colore Bianco
Ma ecco che,
proprio in quel momento, attraverso una scia luminosa un brillante colore
Bianco si agganciò alla sua sfera. Lei, abbagliata dal chiarore della sua luce,
si fermò e ripose nuovamente la sfera all’interno della corona. Poi, incantata,
si fermò ad ammirarlo.
Lui, con fare
sicuro e delicato, le disse:
–“Io vedo in te un
grande dolore dovuto ad un brutto incantesimo fatto da un’Ombra del passato.
Quest’Ombra non si trova nella sfera, ma nel mondo reale. E’ proprio per questo
motivo che tu, senza rendertene conto, ti sei rifugiata qui. E’ stato come
fuggire via da un forte dolore perché la tua anima è convinta di non essere in
grado di poterlo affrontare.”–
E senza darle il
tempo di riflettere, continuò:
–“Non sono un
principe e non conosco fate! Ma posso insegnarti una magia per liberare la tua
luminosità e diventare di nuovo un colore Vivace. Per fare ciò, dovrai
semplicemente aprire il tuo cuore ed ascoltarmi attentamente… Se te la senti,
ti spiegherò come fare.”–
Solo in quel
momento la principessa Arancione realizzò di non essere più un colore Vivace;
capì di aver perso la sua brillante tinta in un tempo talmente lontano da non
ricordarlo neanche più!
La familiare
tristezza l’avvolse di nuovo, silenziosamente. I pensieri si affollavano nella
sua mente: era incapace di metterli in ordine, tanto era rimasta frastornata e
stupita da quelle parole.
L’incontro con il
colore Bianco non era stato casuale. Sembrava come se un angelo dal cielo lo
avesse mandato da lei per salvarla! Così, senza pensarci troppo, accettò
l’invito e con incertezza rispose:
–“Non sono sicura
di potercela fare, ma non ho paura! Voglio affrontare la mia Ombra! Ho un
macigno nel cuore e catene nella mente che mi fanno sentire oppressa e sola. So
che devo lottare e trovare pace dentro di me per ritrovare la mia amata libertà…”–
Così lui, fiero
della scelta che la principessa aveva preso, continuò dicendole:
–“Ti insegnerò una
magia ma tu, alla fine, dovrai essere talmente forte da riuscire a perdonare
l’Ombra che ti ha fatto questo sortilegio. E dovrai imparare ad amarla tenendo
nel tuo cuore solo la parte positiva che ti ha segnata e lasciando andar via
per sempre la parte negativa. Solo con il perdono e l’amore potrai rompere
l’incantesimo che ti tiene prigioniera..."–
Poi smise di
parlare per qualche istante ed osservò la principessa per essere certo che
quelle parole fossero arrivate dritte al suo cuore.
Finalmente la
principessa Arancione, dopo interminabili attimi di riflessione, annuì con il
capo. Così il colore Bianco continuò dicendo:
–"Affronta
l’Ombra che ti ha incantata, anche se ti spaventa ed è lontana ormai: a voce
alta, esprimi le tue emozioni, che siano esse di rabbia, dolore o frustrazione!
Poi digli che la perdoni e che la ami, sottolineando le cose belle che ha
lasciato dentro di te. Ricorda che le anime non possono essere completamente bianche
o nere. Abbi compassione per la tua Ombra e, soprattutto, per te stessa. Non
dimenticare mai che dovrai perdonare l’Ombra con tutto il cuore, altrimenti ne
rimarrai per sempre imprigionata! Te la senti di continuare?”–
A quelle parole la
principessa si irrigidì. Un senso di ansia e terrore stava offuscando la sua
mente. Prima che queste emozioni si impadronissero di lei, in maniera confusa e
perplessa, chiese:
–“Non so che
dire... Chi sei tu? Come fai a sapere queste cose di me, del mio passato?
Perché dovrei crederti e seguire i tuoi consigli?”–
Il colore Bianco,
con dolcezza, la rassicurò dicendole:
–“Non sono io
colui che devi temere. Io ho il dono di individuare questi sortilegi e mi
avvicino solo a chi è in grado di ascoltare le mie parole. Non ho bisogno di
nulla in cambio. L’unica cosa che mi ripagherà, sarà la tua felicità”–
La principessa
Arancione si sentì piccola e umile di fronte a quell’amore incondizionato.
Così, senza avere alcuna certezza su chi fosse quel misterioso colore con il
quale stava parlando, cominciò a credere con fiducia alle sue parole e disse:
–“Voglio fare ciò
che mi dici. Voglio eseguire la tua magia. Non posso negarti che ho paura,
anzi… Sono terrorizzata! Non so a cosa sto andando incontro, ma so che non
posso più vivere senza la mia libertà!”–
Il colore Bianco,
felice per la risposta ottenuta, disse:
–“Bene. Non aver
paura perché già da ora stai migliorando la tua vita! Quando avrai completato
la magia, dovrai contare centoventi giorni. Ogni giorno che passerà, sarai
sempre più consapevole delle parole magiche che avrai pronunciato. Allo scadere
dell’ultimo giorno, finalmente, sarai completamente libera dall’incantesimo che
ti è stato fatto e diventerai di nuovo un colore Vivace!”–
La principessa
Arancione, ascoltò con attenzione, e si concentrò sul da farsi.
Poi, con
tenerezza, il colore Bianco le disse:
–“Ora devo
lasciarti. Ti ho portato a conoscenza della magia di cui hai bisogno. Usala con
amore. Io rimarrò comunque al tuo fianco, anche se tu non potrai
più vedermi. Se necessario, ti perdono… Ma di certo ti amo.”–
Quelle parole
rimbombarono nella testa della principessa a tal punto da confonderla. Non
voleva lasciarlo andare per paura di restare sola, di non farcela.
Poi
coraggiosamente salutò il colore Bianco, lasciandolo libero di continuare la
sua strada da solo. Lui, frettolosamente, sganciò la scia luminosa dalla sfera
e la diresse verso un altro Colore bisognoso di aiuto.
In quel preciso
istante, la principessa ebbe la sensazione di sprofondare nell’ignoto e
cominciò a sentire un opprimente vuoto intorno a se.
Stanca e
pensierosa si lasciò abbracciare da Morfeo fino al mattino.
Capitolo V
Il bosco e i 120
giorni
Quasi smarrita,
cominciò a vagare tra gli alberi.
Ad un tratto, vide
un grande tronco ormai dimenticato dal tempo. Il suo interno era svuotato dalle
intemperie e dal passare degli anni: si presentava agli occhi della principessa
con una forma accogliente e
rassicurante, quasi a volerla incoraggiare a sedersi lì dentro.
Lei, tacitamente,
accettò l’invito del vecchio albero e con grazia si inginocchiò al suo interno,
cercando una posizione confortevole.
Disorientata,
cominciò ad osservare l’ambiente circostante: il continuo fruscio delle foglie
e il dolce cinguettio degli uccellini la spinsero a procedere.
Così, dopo aver
fatto un profondo respiro, seguì attentamente le istruzioni del suo mentore e
pronunciò le parole magiche dettate dalle sue emozioni.
Man mano che la
sua bocca esternava ciò che sentiva dentro, l’energia del suo animo si prosciugava
e un senso di liberazione cominciava ad invadere il suo spirito.
Le lacrime
cominciarono a scendere copiosamente mentre i brividi di gelo le ricoprivano la
pelle. Il suo fragile cuore cominciò a battere all’impazzata, rimbombando ritmicamente
fin sopra le tempie e le mani presero inspiegabilmente a tremare.
Il ruggito delle
sue parole fu talmente forte da far risvegliare la natura intorno a lei: il
vento cominciò a fischiare minaccioso e le foglie presero a volteggiare
pungenti, formando un vortice intorno al grande albero. Nel frattempo gli
animali, impauriti, si rifugiarono ognuno nella propria tana.
Poi, di colpo, le
sue parole terminarono: i suoi occhi
spalancati, ancora pieni di lacrime, erano persi nel nulla.
Finalmente il “vero”
vuoto si impadronì della principessa: un vuoto leggero, un vuoto di pace, un
vuoto di sollievo.
In quel momento,
tutto si fermò: il vento smise di sibilare e le foglie caddero improvvisamente
a terra. Un silenzio inquietante regnava sovrano su tutto il bosco.
Non durò molto e pian
piano tutto ricominciò a prendere vita. Gli animali cominciarono a fare
capolino e ripresero timidamente le loro
abitudini.
Il gradevole
fruscio delle foglie si divertiva a comporre nuove e frizzanti melodia mentre gli
uccellini ripresero a cantare armoniosamente.
La principessa,
finalmente, si sentì completamente libera da ogni oppressione.
Indebolita ed estenuata,
perse i sensi accasciandosi a terra dolcemente.
Al suo risveglio,
trovò accanto a se una cassetta trasparente: all’interno vi erano decine di
messaggi, scritti su graziose foglie di carta colorata.
Con
consapevolezza, cominciò a leggerli uno dopo l’altro dedicando la giusta attenzione
a ciascuno di essi.
In ogni biglietto
si parlava di un argomento diverso: amicizia, amore, passione, dolore, giochi e
di molto altro ancora.
L’espressione sul
viso della principessa mutava a seconda del contenuto scritto sul cartoncino
colorato: alternava fragorose risate a lacrime di compassione. Le sfuggivano
spesso sorrisi di comprensione e a volte si ritrovava a fare carezze a quelle
foglie di carta, come fossero delle fragili mani da confortare.
Dopo averli letti
tutti con pazienza e riflessione, si rese conto che la trasformazione in lei
era già cominciata. In quello stesso istante le si aprì un nuovo mondo davanti
agli occhi. Prese la cassetta e, commossa, la strinse forte al petto.
Giunta la sera, la
principessa Arancione corse lungo il sentiero del bosco e si diresse nuovamente
verso il castello.
Incoraggiata dai
primi segni di cambiamento, decise quindi di cominciare a contare, uno dopo
l’altro, i suoi centoventi giorni.
Durante questo periodo,
osservò ancora i Colori nella sfera. Lesse molti altri messaggi che misteriosamente
continuavano a riempire la cassetta trasparente.
Come aveva
imparato dal colore Bianco, cominciò anch’ella, nel suo piccolo, a stuzzicare i
colori Tenui e Grigi. Li individuava tra i messaggi che riceveva e cercava di
dare loro forza e vivacità, imitando i colori Vivaci e seguendo l’insegnamento
appreso! Questi, man mano, fecero lo stesso con altri Colori spenti e ingrigiti.
Così, mentre i
giorni passavano, la magia si ripeteva tacitamente ancora, ancora e mille volte
ancora!
Presto, all’interno
della sua sfera, i colori Tenui e Grigi non si videro quasi più mentre risplendevano
vigorosamente tutti i colori Vivaci!
Man mano che i
giorni passavano, il colore della principessa Arancione diventò più forte e
intenso a tal punto che le Ombre della sfera, inibite dalla luce prorompente, scomparvero
del tutto!
Arrivò il
centoventesimo giorno e la principessa Arancione neanche se ne accorse!
L’incantesimo, dolcemente, era svanito nel nulla lasciando al suo posto
un’immensa luce dello stesso colore del sole.
La principessa
provava infinita gratitudine per essere stata liberata dal sortilegio e
ricambiava tale gesto nello stesso modo, donando amore incondizionato a tutti i
Colori bisognosi che incontrava. Presto però si rese conto che la sfera non le
bastava più. Aveva bisogno di occhi da guardare, mani da stringere e corpi da
avvolgere.
Fu così che decise
di uscire per sempre dalla sfera.
Con una piccola
magia, la principessa interruppe il collegamento ad essa e di colpo la preziosa
sfera si spense definitivamente. La lasciò lì, nella sua corona, come se fosse quello
il suo posto. L’accarezzò per un’ultima volta, ringraziandola per tutto ciò
che, inconsapevolmente, aveva fatto per lei.
Tolse il fermaglio
dai capelli: questi le caddero sulla schiena in maniera disordinata. Tenendolo
tra le mani, lo sfiorò dolcemente con le dita; poi lo poggiò proprio accanto
alla foto della nonna Amaranta, su un’antica madia di mogano scuro. Guardando
la foto, con serenità disse: “Addio nonna. Ti perdono e ti amo. Ora sono
libera...”
Si girò senza
rimpianti ed andò ad ammirare l’alba, consapevole che un nuovo giorno le era
stato preziosamente donato.
Da allora,
cominciò a vivere serenamente ogni attimo della sua vita gioendo di tutto ciò
che la circondava, senza più quella misteriosa tristezza che l’avevano afflitta
per tanti anni.
La pace interiore
esplodeva in tutta la sua brillantezza: finalmente era libera di amare e di
essere amata in maniera incondizionata.
Se necessario, “vi perdono”...
ma di certo “vi amo”!
Fine